Nuotare, affondare, morire. Top.

E scadush, sparisco.
Ma sono stata impegnata a fare esami inutili e a vedere DeadPool al cinema, e ad emozionarmi come mai prima.



Ma andiamo al post di oggi e parliamo di uno dei miei mostri sacri contro i quali ho sempre combattuto e mai vinto. 


La piscina comunale.


Nonostante il mio aspetto poco areodinamico sono sempre stata un piccolo avannotto. Quando stavo al lago da mia nonna sparivo sotto acqua a momenti alterni, causando seri infarti nel cuore di quella povera donna, che non sapeva nuotare e al più poteva darmi per morta.

Da ggggiovane ho anche frequentato delle squadre agonistiche, e ho pure vinto due medaglie, di partecipazione, ma poco conta. 
L'unica cosa che non ho mai fatto mia è stato il senso di competizione. Ci sono dei filmati che mi ritraggono fermarmi in mezzo alla vasca per controllare dove fossero gli altri. Però arrivavo sempre terza. Non mi fossi fermata forse avrei dato la merda a qualcuno per la prima volta nella mia vita.

Ma non sono andate così le cose, ed ora mi trovo a riaffrontare le fredde vasche da piccola paperella smarrita.


La partenza del mio primo giorno è stata tragicomica, come qualsiasi cosa di sportivo io provi a fare. Diciamo che l'ironia se sei un po' piazzata è facile da suscitare, ti basta strizzarti dentro una tutina e già li partono le sganasciate. Ma non ne facciamo un dramma.

Allora, partenza super gasata, mi sono intasata il cellulare di tutte quelle frasi super motivazionali per affrontare la nuova vita. Ho persino seguito una decina di profili instagram con 'ragazze fitness' giusto per darmi una pacca all'autostima, sperando di vomitare l'anima in vasca sperando in mezza giornata di avvicinarmi ad una di loro.

Arrivo da mia madre
'Mamma! Sono super carica' e mi metto a saltellare qua e la come una stronza per farle vedere quanto sono motivata, carica e allenat....e niente mi si è imbolsita una caviglia prima di partire.

Spazio per le risate.


Saltiamo l'arrivo penoso alla struttura, che fa anche no.
Entro negli spogliatoi e succede la tragedia delle tragedie.
Speravo di essere sola nella struttura, di solito come orario so azzeccare la solitudine completa, invece assieme a me entra la squadra nuoto 2016 sezione anoressiche allenate bene e super resistenti.
Altro che profili instagram, questo ammazza del tutto l'autostima, altro che darle una botta.
Mi rinchiudo in una delle cabine per cambiarsi e pondero se, con l'ausilio delle poche cose che ho posso vivere per qualche settimana in quello sgabiotto. Posso tenermi al caldo con l'accappatoio in microfibra, cucinarmi arrosto il costume, masticare gli occhialini per i momenti di stress e far pipì nella sacca dello shampoo.
Top, sarei sopravvissuta.
Ma tutte le mie frasi motivazionali mi dicevano di continuare.

E continuassi.


Ero partita modesta, convinta di farmi una ventina/trentina di vasche e morta li. 
Morta.
Appunto.
Ma ho deciso di strafare e puntare alla settantina, per essere modesti. 

Solo che all'ennasima ripetizione di dorso ho pensato di fare testamento.
Riflettevo, mentre fissavo il soffitto, sul quanto fosse breve la vita, quanto fossi vecchia e da rottamare. 

Poi due o tre crampi mi hanno dato una sorta di campanello di allarme, e l'idea di affogare e morire in mezzo alle super anoressiche non sarebbe stato divertente.
Quindi niente, sono uscita con le mie settanta vasche gloriose e un mal di vivere da spavento.


Tornata a casa non riuscivo ad uscire dalla macchina, ho ponderato di chiamare qualcuno per tirarmi fuori in barella, alla fine ho optato per adagiarmi alla portiera, sollevare la zampa e rotolare fuori dalla portiera, sperando di beccare la discesa giusta e arrivare a casa.

Oggi ci torno, oggi che finalmente ho ripreso la funzionalità degli arti.
Se volete vedere una foca monaca in via di estinzione, sarò li.
Se sarò ancora viva potrei scrivere un'altra pagina di blog.

Altrimenti bacioni.
E ciaone.

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