Io, mio padre e l'Ikea

Mio padre ha due figlie femmine, e penso che nel profondo questa cosa di essere in inferiorità numerica di estrogeni gli sia pesata un pochino.
Addirittura gli animaletti presenti in casa -criceto compreso- erano di sesso femminile.
La nostra casa, si può dire, era ed è un concentrato di estrogeni allo stato puro.

Per fortuna sua, per qualche strana legge della biologia/chimica/che so io, mia sorella nel corso degli anni ha nettamente abbassato il suo lato femminile, tipo alcune lumache che cambiano sesso nel caso vi fosse scarsità di lumacosi membri.



E per fortuna, perchè se aspettavano me stavamo freschi, rutto come uno a cui hanno esportato le corde vocali, e alla peggio potrei sembrare Varys in tutù rosa all'expo di Dolce e Gabbana.


Detto questo, nella nostra famiglia, è sempre stata mia sorella quella adibita al ruolo di figlio masculo, e quindi a lei venivano affidati compiti come spostare mobili/aggiustare motorini/scoreggia olimpionica/grattata di culo.
A me resta da fare il caffè.

Nel corso degli anni però mi sono distinta per due qualità utili alla sopravvivenza 'manualistica' della famiglia: montare mobili Ikea e cambiare le lampadine della macchina.

Sull'ultima c'è poco da dire: ho le mani piccole, quindi passo in mezzo al motore. Stop, punto. Ho l'utilità di un bambino cinese sottosviluppato che cuce i palloni.



Per la seconda invece, ahhh una meraviglia. Vocazione della vita.
Perchè dovete sapere che i geni dalla parte di mio padre -ereditati prevalentemente da mia sorella- sono carenti di pazienza.
Che se devi essere assunto da Microsoft - quella teoria che girava sul fatto che il buon vecchio Bill, ciao Bill, assume più volentieri uno che cerca la soluzione più veloce ad un problema, ma forse mi sbaglio- va benissimo, contratto a vita. Ma se provi con Ikea, è meglio che cambi strada.
Perchè Ikea non perdona.

Lo capisci direttamente dal loro negozio. Se non segui il percorso per terra sei morto. Finito.
Viaggi in un limbo di Grunfken e Stulmen a vita. Tipo un paradosso da purgatorio.
E così è anche per montare i loro mobili: o segui le istruzioni da ritardato o il mobile ti diventa un geraneo.
Un geraneo brutto però, di quelli fucsia che nessuno vuole e vendono ad un euro e mezzo alla sav.


Detto ciò, grazie ad Ikea ho trovato la mia vocazione nella vita, e un posto nella comunità maschile di questa casa. Monto mobili che bonobo in via di estinzione: eclissati.
Negli ultimi tempi ho messo in piedi un'esposizione completa qui in casa: bagni, sgabelli, tende, tutto.
Potrei quasi quasi mandare curriculum, anche perchè dopo la laurea penso che sarò disoccupata.

Nel frattempo, in questa pausa blog/studio, odo una voce in fondo al corridoio. Di mio padre, forse ha bisogno di me. Forse posso essere utile nello spostare mobili...

Ah no, vuole il caffè.

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